Ipersostituzione
Potremmo stilare una classifica delle tecnologie che hanno radicalmente mutato le nostre abitudini negli ultimi dieci anni, salutate come rivoluzioni culturali e poi scomparse: in testa andrebbero probabilmente alcuni social network di prima generazione come MySpace o Friendster (il social un tempo più diffuso al mondo, con 6.529.963 utenti attivi, prima di essere sorpassato da Orkut nel 2005), seguiti dalle playtation (intese come tipologia e non come console specifica) e dal dvd. E so che hai ancora il profilo Facebook e usi la PlayStation come lettore dvd, ma non significa nulla: stai usando qualcosa che hai salutato come futuro e ora conservi come vintage. Non importa se sei lento ad accorgertene: il processo di sostituzione è accelerato a ritmi vertiginosi. Così come siamo passati da Homo sapiens a Homo sapiens sapiens, per stare dietro a questo processo dobbiamo diventare Homo dolor dolor: comprare e gettare via, senza perdere tempo a usare e capire. Non ridere. Non sto scherzando. Potremmo facilmente proseguire, pronosticando il podio dei prossimi dieci anni: io punto tutto su blockchain, machine learning, intelligenza artificiale, computer quantistici e qualche fonte insospettata di energia alternativa. Se penso a Bauman non posso che trovare questo modo di sintetizzare la società liquida attraverso bullet point semplicemente agghiacciante, a dir poco semplicistico e del tutto arbitrario. Trovo anche sia il modo migliore per spiegarne le peculiarità a chi ne fa parte: raccontando cioè le tecnologie che abbiamo usato, consumato e poi sostituito, per renderla possibile. Non c’è bisogno di spiegare oltre, quando si parla di tecnologie contemporanee, perché sono immediatamente fruibili senza doverle studiare. Nella società liquida, infatti, la tecnologia non è più qualcosa da ricordare con il misto di stupore e timore dei primi indigeni convertiti al Cargo cult. Conoscerne il funzionamento non è più necessario per padroneggiarne l’uso: ha impatto nella nostra vita, crea esperienze e questo ci basta. Ognuno conosce le proprie tecnologie e sa esattamente cosa gli portano nel concreto. Ci rapportiamo alle innovazioni in un modo inedito, e abbiamo un rapporto con la conoscenza superficiale, individuale ed egoriferito. Ma caspita se funziona! Volete che ve lo dimostri? Dieci anni fa dovevo sbrigarmi a parlare se chiamavo Milano da Roma, perché le telefonate interurbane costavano di più; ora videochiamo e chatto gratis tra Roma, Singapore e Sydney splittando lo schermo e condividendo file. Prima pagavo per un’esperienza scadente, ora posso scegliere tra mille alternative disponibili che mi offrono un’esperienza decisamente più appagante. Ciò che oggi uso tutti i giorni con indifferenza è una tecnologia, perlopiù gratuita, alla quale neppure l’uomo più ricco del mondo poteva avere accesso appena dieci anni fa. Le possibilità di oggi sono quasi infinite, stanno aumentando vertiginosamente e sono sempre meno costose. Come le usi tu farà tutta la differenza del mondo. Meglio di qualsiasi lezione, nevvero? Ed è efficace, proprio perché te l’ho spiegata in termini di vantaggio/beneficio. In pratica, non ti ho spiegato la società liquida: te l’ho appena venduta.
¹ Il culto del cargo è il risultato dell’incontro, a partire dal XIX secolo, tra alcune società tribali melanesiane e popolazioni occidentali. I credenti pregano il cargo volante che trasporta cibo e provviste; non comprendendo la tecnologia che la rende possibile all’aereo di alzarsi in volo: ritengono che ciò avvenga per intervento divino e che la consegna dei beni sia disposta per loro da una divinità benevola. Culti simili sono diffusi anche in altre parti del mondo.