Reddito di cittadinanza: la nuova frontiera della povertà liquida

Reddito di cittadinanza: la nuova frontiera della povertà liquida

I nuovi poveri non saranno necessariamente infelici: non sarebbero consumatori efficienti. In quasi tutte le nazioni occidentali, dichiaratamente o meno, sbandierate o meno, stiamo assistendo a prove tecniche di assistenzialismo. Il reddito di cittadinanza è divenuto realtà in molti Paesi; in altri è stato implementato il normale meccanismo del sussidio assistenzialistico. In Italia è stato introdotto il reddito di cittadinanza, in Israele gli ebrei ortodossi che non lavorano per dedicarsi allo studio delle sacre scritture vengono assistiti in gran parte dallo Stato. Il welfare sembra essere il tema centrale di un nuovo sviluppo economico basato sul distanziamento sociale in due classi: chi produce valore creando sistemi e chi produce manodopera lavorando nei sistemi crearti dai primi. Dal momento che la manodopera fisica ha sempre meno valore in quanto in competizione con le macchine e la manodopera intellettuale (intesa come capacità di calcolo) sta subendo un destino simile, i Governi sotto il cappello della Nazione Liquida, cercano di anticipare la crisi annunciata della sostituzione dei lavori-commodities da parte delle macchine. I nuovi disoccupati non saranno poveri, non patiranno la fame e godranno di svaghi e lussi entro certi limiti, come i villeggianti di una struttura all-inclusive vivono l’ebbrezza di una ricchezza infinita all’interno delle opzioni previste per una vacanza popolare. La nuova classe operaia sarà coccolata come gli ospiti di un casinò: verranno offerte loro consumazioni omaggio e fiches gratuite purché restino al tavolo a consumare. E saranno felici poiché la felicità non è una questione di ciò che si possiede ma di identità: si può essere felici anche isolati dal mondo se la propria identità è quella di un eremita; contrariamente, si più impazzire quando i nostri post non ricevono abbastanza like, se la nostra identità è quella di un influencer. E non cadete nella tentazione di giudizi morali considerando migliore o peggiore uno dei due estremi. Così come il figlio dell’operaio impostava la propria vita sull’idea di divenire a sua volta operaio nell’azienda del genitore, che accettava la pensione anticipata pur di lasciare il posto al figlio, i nuovi poveri cresceranno senza percepire la propria povertà; dando per scontata la loro condizione sociale ed impostando la propria vita - salvo rare eccezioni- nello status sociale di partenza. Eccezione che in quanto tale, essendo improbabile ma non impossibile ne (concettualmente) negata, renderà ancor più accettabile e giustificato lo status quo: come chi oggi cresce in una famiglia borghese e punta a divenire industriale miliardario esisteranno casi di passaggio di status ma saranno eccezioni meritevoli. Si creerà così un nuovo tipo di effetto clessidra nel quale la clessidra viene posta (percepita) parallela al suolo. L’appartenente a questa classe sociale inferiore, godendo di tutti i lussi e non subendo la pressione naturale dei bisogni da soddisfare il proprio status sociale come condizione naturale, avrà verso l’elite dei produttori di sistemi il medesimo atteggiamento che a oggi l’uomo comune verso le star del cinema o dello spettacolo: tiferà per loro, assisterà ammirato alla loro condizione di “super vita”, coverà intimamente invidia e un vago senso di frustrazione e insoddisfazione (che potrà sfogare aderendo a fantasiose teorie del complotto) ma sostanzialmente se ne sentirà legittimamente escluso senza considerare credibile una concreta possibilità di rivalsa. Nasceranno tuttavia lavori socialmente utili nei quali l’emotività diverrà l’elemento imprescindibile: assistenza ai malati, agli anziani, agli infanti. Quello che le macchine non potranno o non possono per ora sostituire è l’empatia. Per quanto Siri o Alexa possano riprodurre in suoni artificiali le parole “capisco come ti senti” non ne possono riprodurre il significato. Per ora.


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