Lo Zio Paolo alla conquista di Marte
Oggi che tutti parlano delle conquiste spaziali di Musk, Branson e Bezos ci sembra giusto ricordare che a scriverne, più di un anno fa, siamo stati noi, nel libro "La Nazione Liquida".
Nel 2020 Alessandro, Francesco e Giulia, tre bambini di quattro anni, osservano le immagini del lancio epocale della capsula Crew Dragon, il taxi spaziale di SpaceX, che per la prima volta porterà due astronauti americani della NASA sulla Stazione spaziale internazionale. Nella mente dei tre cugini, oltre ai due astronauti, vi sarà anche lo zio Paolo. Lo zio Paolo è infatti collegato dal divano di casa in una finestra del computer parallela a quella della Nasa. Tiene il telefonino in mano e ogni tanto lo oscilla per simulare le vibrazioni. Indossa il casco della moto. I ragazzi osservano emozionati, temendo per l’esito della missione. Quando finalmente il razzo si stacca, tutti noi ci complimentiamo con lo zio Paolo che chiude il collegamento: ci rivediamo sulla Terra.
L’impresa dello zio Paolo è stata possibile grazie agli sforzi di quattro miliardari: Jeff Bezos, Richard Branson, Elon Musk e Paul Allen, che hanno fondato le loro rispettive compagnie private allo scopo di rendere accessibile ai privati il volo nello spazio. Che dal 2000 al 2020 sono costati vite umane e milioni di dollari. Sapete perché la prossima sfida economica è Marte? Perché il rifiuto di darci limiti e autoregolarci ci sta uccidendo.
Ad autodistruggerci sarà la nostra visione di questo mondo senza limiti. Lo dico da neoliberista: i limiti sono necessari per la libera concorrenza, non si può spostare sempre più in là l’asticella. Occorre equilibrio nella forza. Quell’equilibrio, spesso, si chiama “limite”.
Quando nel 1776 Adam Smith espone le sue teorie ne "La ricchezza delle nazioni", pone le basi ideologiche del capitalismo: la libertà individuale del singolo, la ricerca della felicità attraverso l’autorealizzazione. Un successo del singolo che porta beneficio alla collettività. Smith sottovaluta l’ampiezza di banda: la velocità con la quale l’uomo di successo amplifica il proprio impatto sociale e accresce la disuguaglianza. Smith, come nel racconto del bramino Sissa, non considera la crescita esponenziale. La risposta ai molti intellettuali che teorizzano limiti e restrizioni alle concentrazioni di grandi capitali nelle mani di pochi è che quei pochi alzano la posta rivolgendo lo sguardo al cielo: il mondo non basta, colonizziamo lo spazio. È indubbio che il progresso scientifico in tal senso sia dovuto molto più all’iniziativa di pochi che hanno preso in mano le ceneri di enti governativi dimostrando quanto lento, farraginoso e poco efficace fosse un sistema regolamentato. Quando Musk decide di correre il rischio rimuovendo un pezzo del suo razzo spaziale prima di effettuare il lancio, si carica di una responsabilità che nessun dirigente governativo avrebbe mai potuto prendersi. Il rischio non è la conquista dello spazio, ma la scomparsa del concetto di limite.
Il pericolo più grande della nazione liquida è questo: un luogo senza limiti, dove ogni regola è bypassabile. L’esistenza di una nazione liquida e la recente corsa allo spazio sono strettamente connesse: i mercati sono terrorizzati dal raggiungimento di un limite e ricercano sempre nuovi luoghi ove questo limite possa essere espanso. L’essere umano ha un istinto predatorio nella conquista, ma si comporta come un virus nell’accumulo. In questa lotta all’accumulo siamo coinvolti tutti, non solo i pochi che detengono grandi ricchezze: il consumatore entra nel panico esistenziale se non può esprimersi mediante l’acquisto. Le macchine in grado di autoapprendere possiedono una straordinaria qualità: riescono a commettere lo stesso errore solo un numero limitato di volte.